Oltre ai pollini, le allergie legate alla primavera di quest’anno sono state causate dagli acari, piccolissimi animaletti, che si nascondono nella polvere. Gli acari proliferano soprattutto in inverno e, il maggior tempo trascorso in casa in seguito all’emergenza sanitaria da COVID – 19, ha favorito l’insorgere di allergie. Il suggerimento è arrivato da Catello Romano, pediatra-allergologo e docente nel corso di formazione professionale ECM di Sanità In-Formazione per Consulcesi Club, intitolato “Allergie e Covid-19. L’aderenza alle terapie ai tempi della pandemia”. L’allergia provocata dal contatto con gli acari provoca sintomi comuni a tutte le allergie, come starnuti, tosse e, nei casi più acuti, asma e dermatiti. Romano, però, ha invitato a non fare confusione, scambiandoli per “i sintomi dell’infezione Covid-19, per evitare in questo modo di allarmarsi inutilmente”. Così, Romano ha sottolineato che, mentre “i sintomi di infezione Covid-19 comprendono: rinite, tosse, febbre, dispnea grave, spossatezza, perdita di gusto e olfatto”, quelli dell’allergia respiratoria
comprendono rinite con starnuti, prurito al naso, gocciolamento nasale, naso chiuso, congiuntivite, tosse secca, dispnea che si controlla con la terapia antiasmatica, perdita cronica di olfatto da poliposi nasale, prurito rinofaringeo e non è prevista la febbre”. Gli acari sono animaletti molto piccoli, con dimensioni pari ad un terzo di millimetro, che non si possono osservare a occhio nudo e che proliferano soprattutto in luoghi caldi ed umidi, dove la temperatura oscilla tra i 20 e i 30 gradi. Il cibo preferito degli acari è ciò che deriva dalla pelle umana e animale. Infatti, sono sufficienti pochi milligrammi di forfora per alimentare migliaia di acari per lungo tempo. Catello Romano ha spiegato che “quando gli acari vengono a contatto con la pelle o con le mucose respiratorie dei pazienti allergici provocano una reazione infiammatoria che si può manifestare con prurito, dermatite, asma, rinite”. Romano, però, ha suggerito che alcune soluzioni quali: “i metodi convenzionali di bonifica ambientale, dell’aerazione della casa fino a misure drastiche come la eliminazione di materassi e cuscini di coperte ed altro, non portano a una riduzione della concentrazione degli acari nell’ambiente domestico”, poiché diventa importante “ricorrere a vari presidi che possiamo dividere in due: chimici e fisici”. Romano, poi, ha evidenziato l’importanza e la centralità del medico, che può fornire al paziente le soluzioni più ideali ed adeguate. “Bisogna, infatti, tener conto non solo dell’efficacia dei singoli presidi, ma anche dei costi e del livello di risposta del paziente”, suggerendo che i rimedi contro gli acari derivino “dall’uso congiunto di federe, che isolano gli acari nei materassi e nei cuscini; di un acaricida (benzil-benzoato) usato su tappeti, divani, poltrone, moquette etc in grado di ammazzare gli acari; di un aspirapolvere con filtro ad acqua e microflitro HEPA che allontana fisicamente la polvere e gli acari impedendo che si verifichi il contatto con il paziente allergico e di disinquinatori d’aria che, oltre a ridurre la concentrazione di acari nell’ambiente, migliorano la qualità dell’aria respirata”.